Evitamento: come nasce e quali sono le sue conseguenze a livello psicologico.
L’evitamento come forma (fasulla) di protezione dalla paura: da rifugio a gabbia
E’ un meccanismo di difesa che può compromettere seriamente la vita quotidiana.
Avviene ad esempio, quando:
✓ Evito di andare in quel posto perché ho paura che ci sia molta gente e di sentirmi a disagio;
✓ Evito di prendere l’aereo perché l’ultima volta ho avuto un attacco d’ansia quando ero su in quota;
✓ Evito di indossare quella maglia perché il giorno che l’avevo venni bocciata all’esame;
✓ Evito di parlare in pubblico perché ho paura di arrossire e non voglio fare una brutta figura;
✓ Evito di spostarmi con i mezzi pubblici perché temo di farmela addosso;
✓ Evito di prendere l’ascensore perché una volta rimasi bloccato e ora ne ho paura;
✓ Evito di stringere troppo con le persone che incontro perché ho paura di restare poi delusa e ferita…
La lista degli evitamenti che potrebbero essere messi in atto quotidianamente è potenzialmente infinita.
Il motore dell’evitamento
La paura è il motore attivo dell’evitamento ma, paradossalmente, l’evitamento in sè costruisce attivamente la paura.
Evito perché ho paura di qualcosa e quindi voglio proteggermi.
Tuttavia, più metto in atto la “tentata soluzione” dell’evitamento e più rafforzo la mia percezione di quella paura.
Un cane che si morde la coda!
Come uscire dalla trappola evitativa
Uscire fuori dalla nostra comfort zone è una delle cose che meno ci viene naturale: si sta così bene e rassicurati lì dentro!
Ma non è lì che possiamo trarre esperienze positive di apprendimento, opportunità di crescita e di miglioramento.
La sfida quotidiana sta proprio nell’allenamento a spingerci un passetto più in là oltre i nostri limiti autoimposti, al fine di scoprire che sono molto più valicabili di ciò che immaginiamo.
I nostri antenati avevano come mantra il detto: “Se vedi arrivare il leone, scappa!“.
La reazione di attacco o, come in questo caso, fuga è una reazione neuronale fisiologica che si manifesta in risposta a un evento percepito come pericoloso o minaccioso per la propria incolumità, o dei propri cari di fronte ai pericoli esterni.
La gestione del pericolo
È la forma più antica di gestione del pericolo e della paura e fu descritta per la prima volta da Walter Bradford Cannon.
Pertanto, esiste una base “adattiva” che ci permette di proteggerci, ma è importante capire se la modalità evitante sfocia nell’area della psicopatologia, costruendo un vero e proprio disturbo psicologico denominato evitamento fobico.
Come ce ne possiamo accorgere?
Quando si irrigidisce, diventa una modalità abituale che condiziona pesantemente la vita personale, sociale e lavorativa della persona.
Psicoterapia strategica ed evitamento
La terapia strategica guida le persone bloccate nel copione patologico dell’evitamento a riemergere dalle sabbie mobili in cui si sono cacciate, attraverso una stimolazione delle loro stesse risorse addormentate.
Le indicazioni terapeutiche sono costruite ad hoc per ogni forma particolare di evitamento e sbloccano il meccanismo della paura patologica attraverso una graduale costruzione della propria libertà e autonomia.
Posso scegliere di non fare/evitare qualcosa, ma devo deciderlo io, non la paura!